HO SPARATO AD ANDY WARHOL (I SHOT ANDY WARHOL) |
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di Mary Harron, con Lili Taylor, Jared Harris
(Stati Uniti, 1996)
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1968: vita senza possibilità di miracoli di Valerie Solanas, militante lesbica, scrittrice femminista ed oltre, incompresa e praticamente in miseria. E suo incontro con Andy Warhol ed i personaggi della mitica Factory, con un editore di letteratura sovversiva, con i marginali, i clienti di una prostituzione approssimativa come tutto il resto, la New York dei vagheggiatori vaghi di un futuro diverso. Finirà - storia vissuta - per sparare al vate della Pop Art: per guadagnarsi finalmente il suo quarto d'ora di notorietà. Opera prima chiacchierata ed ovviamente alla moda, quella della Harron incuriosisce e seduce per una mezz'ora: Lili Taylor è insolita e anche sensibile nel personaggio ingrato della Solanas, Warhol è ben scelto nella sua ambiguità e cosi la banda che lo circonda, la chincaglieria dell'ambiente è quella giustamente che sa ergersi ogni tanto a protagonista di un'epoca, per ricadere nella propria miseria il più del tempo. Ma il film stenta a costruirsi e cosi i suoi personaggi: a cominciare da quello della protagonista. Non tanto perché non evolve (come rimproverarglielo, nei guai in cui si ritrova?), ma perché l'introspezione psicologica da parte del regista non avviene. Non per una sceneggiatura priva di progressione drammatica, non per uno sguardo evolutivo sull'ambiente, o per un'accresciuta intimità con i personaggi. Tutto finisce per ristagnare al punto di partenza: uno sguardo un po' moda su un personaggio che avrebbe voluto essere non solo di moda.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
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da evitare
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